venerdì 9 aprile 2010

SOSTANZA DI COSE SPERATE

"Da un secolo la storia dell'arte in Europa non è solo una serie di azioni e di reazioni particolari, ma un movimento di coscienza collettiva. Riconoscere questo significa trovare l'apporto dell'architettura attuale (...). Sostanza di cose sperate.."
Edoardo Persico, Profezia dell'Architettura 1935



"L'architettura è sostanza di cose sperate"

Questa concezione dell'architettura è strettamente connessa alla definizione del concetto di modernità:
"La modernità fa della crisi un valore e suscita un'estetica di rottura"
Baudrillard

L'architettura quindi, al fine di trasformare "la crisi in valore", incarna quelli che sono gli auspici di superamento della crisi ed è appunto così che può divenire "sostanza di cose sperate"

L'architettura non è più disegno, ma progetto, svolto secondo una logica di previsione, di proiezione, di pianificazione del futuro.
Questo processo si manifesta nei movimenti pittorici di inizio secolo (XIX)



"Montagna di Sainte Victoire" ,Paul Cezanne 1898-1900


Cezanne, nel dipingere questa veduta, paesaggio a lui molto caro e più volte soggetto dei suoi dipinti, non ha ritratto una montagna come era, come appariva in quel momento ma ha raffigurato ciò che "il mondo avrebbe dovuto essere", ciò che nella sua mente progettava che fosse.
Attraverso una visione astratta e frammentaria e al contempo volumetrica e analitica, la sua pittura è progetto del nuovo mondo, è la rappresentazione del mondo visto secondo un preciso sguardo e ambisce che anche gli altri vedano attraverso questo stesso sguardo.

"Il paesaggio è la rappresentazione estetica, condivisa collettivamente e culturalmente, ma in costante evoluzione, di una parte del mondo"

Questa visione è propria di una società in cui l'informazione ha fatto il proprio avvento, che passa da un'esigenza di dominio e sfruttamento della natura, tipico della società industriale, ad un rapporto simbiotico, di integrazione e reciproco scambio.

I semi di questa stessa visione in architettura, vedono i propri germogli in ambito urbanistico, dove si passa da processi di zonizzazione in cui le zone verdi erano contrapposte e nettamente divise da quelle residenziali o industriali, ad una concezione moderna in cui la natura diventa parte integrante dell'architettura.



Le Corbusier, Piano per una città di 3 milioni di abitanti 1922




Frank Lloyd Wright, Broadacre City, modello di città 1934

Questi due modelli di città sono esemplari manifestazioni delle differenze prima menzionate.
La città Lecorbusieriana è basata sulla zonizzazione, sulla divisione in zone omogenee residenziali, industriali, direzionali e le aree verdi sono completamente svincolate da queste. Queste aree sono disposte in maniera strategica all'interno di una maglia regolare.
Wright opera un superamento di questa visione chiusa di città, arrivando ad immaginare una città la cui tessitura si rompe, in cui le fasce funzionali si combinano insieme, una città che si cala organicamente nel territorio, secondo quella che è la nuova visione di "paesaggio come paradigma del progetto architettonico".
Non a caso Wright viene definito , proprio da Edoardo Persico,"il Cezanne dell'architettura nuova".


Tornando al termine "sostanza" verrebbe da chiedersi: "Ma cosa sono queste sostanze architettoniche?"
Non sono certo degli strani composti astratti, ma delle tematiche estremamente concrete, legate alla vita quotidiana: sono i temi dell'urbanistica, come appena detto, dei servizi, della casa popolare.

Anche Wright si dedicò al tema della casa, un tema di importanza fondamentale se si considera che siamo in una società dove l'avvento dell'industrializzazione decenni prima,ha portato enormi flussi di abitanti a riversarsi nelle città, con tutte le conseguenze relative e dove quello dell'abitazione non può che essere un problema di importanza primaria.

Wright progetta così la sua "casa usoniana", la casa che immagina per gli americani.
In un'America colpita dalla crisi del 1929, Wright vuole realizzare edifici economici, energicamente sostenibili e capaci di integrare nella pianta le peculiarità del sito e le necessità del committente.
Per far questo utilizza come geometria di base uno schema ad "L".

Frank Lloyd Wright, Jacobs House 1937

Questo schema, già utilizzato da Le Corbusier nel Padiglione dell'Esprit Nouveau, da Gropius nel Bauhaus, da Aalto in villa Mairea, è fondamentale nell'impianto dell'abitazione wrightiana in quanto evienzia dei vantaggi rispetto ad uno schema rettangolare:
-è estendibile lungo le ali
-ho 6 possibili punti luce invece di 4
-essendo un ibrido con un sistema a corte ho un ambito esterno più chiuso e un ambito interno più raccolto
Il punto d'incontro delle 2 braccia costituisce il "core",il nocciolo centrale, vero e proprio motore dell'abitazione, il principio organizzatore, cuore distributivo ma anche impiantistico. Da qui si sviluppano nelle due ali la zona giorno e la zona notte.
A partire dalla Willey House del 1933 opera una serie di tentativi in questa direzione lavorando per circa 20 anni al tema delle Usonian Houses.


Nel 1935 venne costruita a Bear Run, in Pennsylvania la celeberrima Casa sulla cascata , un'opera che costituisce per Wright un nuovo inizio.
Wright tiene fede ad alcuni suoi principi costruttivi come lo sviluppo centripeto, a partire da un nucleo e la struttura che conforma lo spazio, ma ne nega totalmente altri: vi è il rifiuto totale della griglia costruttiva in favore dello slancio vertiginoso nello spazio.
In un forte contrasto tra piani verticali e orizzontali, l'architettura si inserisce nella natura stavolta senza mimetizzarsi con essa, non ne ha alcuna intenzione, ma costituisce essa stessa un evento, un fenomeno, una sorta di "natura costruita dall'uomo"










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